lunedì 16 dicembre 2013

Perchè l'art. 18 fa più male che bene?

Prima di rispondere alla domanda bisogna presentare alcune cifre. In Italia lavorano all'incirca 23 milioni di persone (si parla di lavoro dipendente e autonomo), il numero di disoccupati é pari all'incirca a 3 milioni.
Ora tutti sanno che l'art. 18 dello statuto dei lavoratori, introduce la cosiddetta tutela reale, in caso di licenziamento, in pratica se l'azienda vi licenzia senza un motivo, voi avete diritto ad essere reintegrati, almeno fino alla riforma fornero era così, oggi al posto del reintegro si prevede un giusto indennizzo.

Fino a qui sembra tutto meraviglioso e giusto, il problema nasce quando uno leggendo la norma capisce che tale tutela spetta esclusivamente a chi è assunto con contratto indeterminato e non solo, deve anche lavorare per un impresa con più di 15 dipendenti, ora in uno stato dove la piccola impresa è la normalità e non l'eccezione, questa tutela di fatto si applica solo a 9 milioni di lavoratori, un terzo provenienti dal settore pubblico. Detta così il problema non sembra risiedere tanto nell'art 18, ma nella sua applicazione, e si potrebbe risolvere estendendolo a tutti i lavoratori. Il fatto è che le soluzioni non sono mai così semplici, imporre tali regole restrittive alle piccole imprese significa condannare tali imprese (oggi più che mai) a dover chiudere i battenti, questo perché se una grande impresa può permettersi di farsi carico di lavoratori non più utili, nelle piccole imprese anche se gli affari vanno bene, ciò non è fattibile, in quanto anche un solo dipendente non più utile, significa per l'impresa dover rinunciare ad una grossa fetta di utili (e quindi degli stimoli che portano gli imprenditori ad investire), ma non solo erode gli utili, ma erode risorse necessarie per sviluppare l'azienda e renderla più solida. Quindi se tale estensione risulta improponibile, cosa comporta l'attuale formulazione dell'art 18.
In primis come detto rende il mercato del lavoro diviso in due, da una parte i tutelati (che con la crisi sono sempre meno), dall'altra i non tutelati (che invece sono sempre di più).
Altra conseguenza é che l'art 18 rende il mercato del lavoro paralizzato, non permettendo quel naturale turnover che esiste in tutti gli altri paesi del mondo, questo avviene attraverso la creazione di barriera all'uscita, è come se noi in una galleria bloccassimo l'uscita, è naturale che una volta che la galleria è piena, non riuscirà ad entrare nessuno.
Infine, e secondo me la più grave, l'art 18 negli anni a causato una struttura del nostro tessuto industriale, verso la forma della piccola impresa, pensate a quanti imprenditori nel corso del tempo si siano trovati a dover scegliere se espandere o no la loro attività, e pensate a quanti di loro abbiano scelto di no per la paura che se avessero assunto nuovo personale non avrebbero potuto licenziarlo se non più utile, con il risultato che oggi le nostre imprese non riescono ad essere competitive sul mercato globale, essendo troppo piccole e con scarse competenze manageriali.

Concludo dicendo che a tutto questo la soluzione sarebbe già pronta, e risolverebbe anche un'altra grandissimo problema del mercato del lavoro italiano, il problema del precariato. In breve anche se vi sono varie sfumature, il nucleo centrale della riforma sta nella riformulazione dell'art 18, lasciando tutte le tutele per licenziamenti discriminatori e senza causa apparente, permettendo alle imprese però di licenziare per motivi riconducibili alla razionalizzazione economica delle risorse, poi bisogna estendere tali tutele a tutti i lavoratori, e dall'altro lato eliminare tutte le forme di precariato, attraverso la creazione di un unica tipologia di contratto a tempo indeterminato, ma con tutele graduate in base all'anzianità di servizio, in modo così da tutelare i lavoratori più deboli sul mercato ovvero coloro che hanno speso più tempo nell'azienda, ma allo stesso tempo di non limitare la libertà di decisione degli imprenditori, che si vedono oggi sempre di più senza una via d'uscita.
Queste soluzioni sono da anni state proposte da uno dei più grandi esperti del settore, Pietro Ichino ma mai considerate dalla sinistra al guinzaglio dei sindacati, esperto che ha dovuto vivere sotto scorta per le minacce delle nuove brigate rosse, solo per aver proposto una riforma che in tutto il mondo sarebbe accolta volentieri. Spero che oggi il neo segretario del PD Matteo Renzi, riesca finalmente a far approvare tale riforma in modo da risolvere uno, se non il principale problema dell'inefficienza italiana.

Nessun commento:

Posta un commento